Buon gusto, estetica, giudizi soggettivi and all that

Ricordo una discussione che ebbi con Yuri Gurevich a proposito della linea di ricerca che seguivo, ai tempi in cui ero studente di dottorato. Lui mi attaccava dicendo che il mio lavoro sulla derivazione di programmi non valeva nulla, in quanto non è possibile definire il successo. Gurevich era particolarmente veemente nei suoi attacchi in quanto apparteneva a una parrocchia di ricerca diversa; in sostanza non apprezzava la tradizione di Dijkstra quanto l’apprezzo io. Gli tenni testa (di fronte agli altri studenti di dottorato che ci osservavano un po’ stupiti, non capendo il perché dell’animata, per quanto civilissima, diatriba.) Ma in sostanza sulla sua obiezione “non puoi definire il successo, quindi anything goes” non gli seppi dare, credo, una buona risposta.

Una discussione che c’è stata in pizzeria ieri sera, dopo la riunione del gruppo di Extreme Programming, mi ha fatto venire in mente argomenti che avrei potuto opporre, ancora più validi. Gabriele mi ha detto: “e i letterati, come fanno a stabilire il successo? Non fanno anche loro ricerca?”

Pensiamo un’attimo a tutte le cose che hanno senso e importanza in informatica, anche se non si riesce bene a quantificare questa importanza. L’eleganza e l’espressività di un linguaggio di programmazione, ad esempio. Ho conosciuto persone che mi hanno detto “ho fatto la tesi sul progetto di linguaggi di programmazione, ma non mi occupo più di quelle cose, perché il valore di un linguaggio di programmazione è una questione di giudizio soggettivo”.

La informatica, intesa come scienza, ci dice che possiamo scrivere qualsiasi programma usando qualsiasi formalismo, comprese le famose macchine di Turing. E’ un fatto scientifico. E’ un fatto altrettanto vero e tangibile, però, che nella realtà non possiamo scrivere programmi significativi nel linguaggio delle macchine di Turing, e infatti nessuno lo fa. La dimensione dei programmi, sia applicativi che di sistema, aumenta in termini di linee di codice di circa un ordine di grandezza ogni decennio. Come è possibile ciò? Dipende forse dal fatto che i linguaggi di programmazione effettivamente migliorano… E’ un fatto che Java è un linguaggio di programmazione migliore di C per scrivere i programmi gestionali. E’ un fatto che Java 1.5 è un linguaggio migliore, per molti versi, di Java 1.4. Come puoi provarlo? Io lo posso argomentare; ma non in maniera precisa, quantitativa.

I letterati possono senz’altro stabilire il successo, ovvero il valore, di un’opera d’arte. Ci potranno essere opinioni divergenti su alcune cose; correnti di pensiero. Strawinsky piuttosto che Brahms. Haskell piuttosto che Smalltalk. Gli argomenti pro e contro possono essere molto tecnici! E anche molto soggettivi. In nessun caso però si riesce a stabilire numericamente una superiorità.

Quindi in sostanza, occuparsi in accademia di argomenti come l’eleganza di un linguaggio di programmazione, o l’eleganza di uno stile di derivazione di algoritmi è estremamente frustrante, perché la comunità scientifica si aspetta da te che tu possa fornire una misura oggettiva del progresso che il tuo lavoro costituisce rispetto al passato. Questo conduce gran parte della ricerca in informatica ad occuparsi di questioni essenzialmente irrilevanti, tipo migliorare di un epsilon la complessità asintotica di un algoritmo che nessuno userà mai, che risolve un problema che nessuno ha bisogno di risolvere. Tipo l’ubriaco che cerca le sue chiavi sotto il lampione, perché almeno sotto il lampione c’è luce.

Ci sono tanti problemi difficili e rilevanti in informatica che non ammettono una misura matematica di successo. Iniziamo ad accettare il fatto che il valore di molte cose può essere discusso in termini di eleganza e bellezza. Un esempio: il kernel di Linux pare bellissimo a taluni, orrido a talaltri, ma Torvalds ha sempre detto che il suo principale criterio per selezionare i collaboratori è il buon gusto dal punto di vista tecnico.

As to how to solve the complexity problem, so far the real solution has been good taste.

… I mean a lot of patches end up getting rejected because they’re ugly. And a lot of patches end up getting accepted because they clean up certain things.

… the maintainers were having nightmares with ifdefs, and saying “I can’t manage this any more, so we need to clean it up.” And people did. Good taste. Ifdefs are bad. Fix them. Not, “Okay, let’s have tools that verify that we use them correctly.” See? That’s the difference.

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